Mnemotecniche

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Esempio di uso delle dita delle mani per calcolare mnemonicamente il prodotto 9x8

Raccolta di mnemotecniche.

Mnemotecniche

  • Ave o Roma o Madre gagliarda di latine virtù, che tanto luminoso splendore prodiga spargesti con la tua saggezza.[1]
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  • Che n'ebbe d'utile Archimede da ustori vetri, sua somma scoperta?[1]
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  • Ciò è bene e bello ricordare, ma sempre anche che quell'infinito ripetersi occorre accettare. Chi ha più passione vuol sapere il rapido modo per far imparare del pi lontana ulteriore cifra.[1]
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  • Come quando fuori piove.[2]
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  • Della sfera il volume qual è? Quattro terzi pi greco erre tre.[3]
  • Eschilo, Eschilo, che qui si Sofocle, e le scale sono Euripide.
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  • Fatti vedere sabato alle due.[3]
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  • Ma con gran pena le reca giù.[5]
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  • Su qui e su qua l'accento non va. Su lì e là l'accento ci va.[6]

Citazioni sulla mnemotecnica

  • Due sono le memorie: una naturale, l'altra artificiale. Naturale è quella che è insita nella nostra mente ed è nata assieme al nostro pensiero; artificiale quella che trae la propria forza dal metodo e dallo studio. Ma come in altri campi l'arte e contribuisce a fortificare ed aumentare i doni della natura e, anche se la bontà dell'ingegno può sovente supplire alla dottrina, così accade qui: che talvolta la memoria naturale, se qualcuno se la ritrova eccellente, è pari a quella artificiale, ma quest'ultima conserva e accresce con l'educazione le qualità innate. (Rhetorica ad Herennium)
  • Egli Template:NDR, pertanto, a quanti esercitino questa facoltà dello spirito, consiglia di fissare nel cervello dei luoghi e di disporvi quindi le immagini delle cose che vogliono ricordare. Con questo sistema l'ordine dei luoghi conserverà l'ordine delle idee, le immagini delle cose richiameranno le cose stesse, i luoghi fungeranno da tavolette per scriverci sopra e le immagini serviranno da lettere con cui scrivere.
  • Ben vide Simonide o chiunque ne sia stato l'inventore che le impressioni trasmesse dai nostri sensi rimangono scolpite nelle nostre menti e che di tutti i sensi il più acuto è quello della vista. Per cui dedusse che la memoria conserva molto più facilmente il possesso di quanto si ascolta o si pensa quando le loro sensazioni entrano nel cervello con l'aiuto della vista. In questo modo la rappresentazione con immagini e simboli concretizza le cose astratte ed invisibili con tanta efficacia, che riusciamo quasi a vedere realmente mediante immagini concrete quel che non siano capaci di percepire col pensiero.
  • Più propria dell'oratore è la memoria delle cose; e questa possiamo annotarla mediante alcune maschere [«singulis personis»] ben disposte, in modo tale da poter afferrare i pensieri per mezzo delle immagini e l'ordine per mezzo dei luoghi.

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 Citato in Bruno D'Amore e Paolo Oliva, Numeri, Franco Angeli 1994, ISBN 9788820488253, p. 225.
  2. Franco Cardini, L'Italia medievale, Touring Editore, 2004.
  3. 3,0 3,1 Citato in Pinuccia Ferrari Dossena, Su qui e su qua l'accento non va, Sperling & Kupfer, 2010, p. 55.
  4. Citato in Pinuccia Ferrari Dossena, Su qui e su qua l'accento non va, Sperling & Kupfer, 2010, p. 110.
  5. Citato in Pinuccia Ferrari Dossena, Su qui e su qua l'accento non va, Sperling & Kupfer, 2010, p. 100.
  6. Citato in Pinuccia Ferrari Dossena, Su qui e su qua l'accento non va, Sperling & Kupfer, 2010.

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